Lesen ist wundervoll.

Massimiliano Boni consiglia: “Un’eredità di avorio e ambra” di Edmund De Waal, Bollati Boringhieri 2012
Motivazione: “Perché è un libro al confine. È un diario, un romanzo, un saggio? Confido che per me è anche un modello e una sfida. Da un semplice oggetto di avorio, un netsuke, prende l’avvio una storia che attraversa un secolo e più continenti. Con sensibilità, il lettore è accompagnato nella vita del ramo viennese degli Ephrussi, una delle famiglie europee più facoltose del secolo scorso. Attraverso gli occhi di quella generazione leggiamo buona parte della storia d’Europa, apprendiamo il gusto per l’arte, la passione per la cultura, la costruzione di una fortuna dovuta a intuito e passione, ma soprattutto l’illusione di intere generazioni di ebrei di poter finalmente vivere in pace in Europa. Nel progressivo disfacimento che corrode quel tempo attraverso il nazismo, l’Anschluss e poi la guerra, siamo testimoni non solo della fine della famiglia, ma anche di un intero mondo. Ritengo questo libro un esempio magistrale di come si possa scrivere narrativa e, al tempo stesso, parlare di sé, dei propri ricordi, della memoria di un intero continente, imparando a capire lo spirito di un tempo, e su quali radici siamo inconsapevolmente cresciuti.”
Massimiliano Boni è nato a Roma nel 1971. Lavora presso la Corte Costituzionale, è consigliere eletto della Comunità ebraica di Roma.
Ho chiesto anche a Massimiliano un consiglio di lettura per il calendario di dicembre anche per avere la possibilità di invitarvi alla presentazione che si terrà in libreria giovedì 23 gennaio 2020. Il tema è la memoria della Shoah, tema del suo libro “Il museo delle penultime cose”. Perchè è importante ricordare la persecuzione degli ebrei? Quale memoria, e soprattutto come, è importante conservare? Domande fondamentali poiché ci stiamo avvicinando al momento storico in cui non ci saranno più testimoni diretti, è un futuro prossimo in cui Massimiliano ha deciso di ambientare il romanzo.
“Occorreva fugare ogni dubbio ed essere il più precisi possibile, gli aveva spiegato. Bisognava fare così, perché ogni domanda omessa sarebbe stata un appiglio per chi, quando non sarebbe rimasto piú nessun testimone, avesse voluto negare quello che era successo.”
“Ma noi non siamo come loro, capisci? Non siamo piú gli ebrei che si consegnano al nemico. Non dobbiamo più piangerci addosso. Questo pensavo mentre i testimoni parlavano. io li ascoltavo e non mi rassegnavo… Mi dicevo che bisognava fare di più. Occorreva custodire la memoria di chi era scomparso… Chi si sarebbe ricordato delle persone che non erano tornate? Che avevano avuto una casa, un lavoro? Tutti erano ossessionati dalla Shoah, invece bisognava ricordare cosa c’era stato prima.”
Bruno Ciccaglione consiglia: „Sulla vocazione politica della filosofia“ Bollati Boringhieri 2018
Motivazione: „A qualcuno sembrerà ironico che un autore di libri legati alla gastronomia e alla cucina consigli un libro di filosofia. Non c’è in alcun modo, in questa scelta, il maldestro e goffo tentativo messo in atto sempre più frequentemente dai cuochi-star di presentarsi come dei guru della nostra civiltà. Lungi da me! C’è invece, in questa proposta, il riflesso della ricerca, che mi guida nella scelta dei libri da leggere, di “avere lumi” sul senso più profondo di tutto. E questo si prefigge, a mio avviso riuscendoci, questo libro: il compito della filosofia è di svegliarci dal sonnambulismo, di illuminare criticamente il mondo e la vita ma anche, finalmente, di tornare nella polis. Un libro impegnativo, certo, ma che appassiona chi vuole ancora stupirsi. La filosofia contemporanea impara dalla poesia a usare la parola per raggiungere la forza evocativa necessaria a diradare le ombre e illuminare.“
Di alcune amicizie ricordo il momento in cui sono iniziate.
Un giorno, pochi mesi dopo aver inaugurato la libreria nel nono distretto, alzai gli occhi dal computer e vidi Bruno, stava in piedi davanti a quei due scaffali che allora rappresentavano tutto il nostro assortimento in italiano. Lo sguardo allo stesso tempo critico ed estasiato con cui scorreva i titoli ad uno ad uno avrei imparato a conoscerlo in seguito. Mi disse: „Sei Silvia? Mi hanno detto che qui ci sono libri in italiano e pure la libraia. Io sono Bruno, faccio il cuoco privato e suono la chitarra, se qualche volta ti dovesse servire…“. Da quel momento abbiamo stretto una specie di patto senza parole che ci porta a condividere diversi progetti in cui un po‘ ciascuno mettiamo le idee, i contenuti e l’organizzazione. Ora mi capita ogni tanto per presentarlo di dire che fa praticamente parte dell’inventario e mentre lo dico spero si senta tutta la stima e l’affetto con cui vivo questa amicizia. Però è vero! Il curriculum di Bruno in libreria è sorprendente: 4 concerti con il Trio Amarcord (Plus), 4 volte il circolo letterario La Giostra, 1 concerto Jazz Stolen Moments, 1 serata per i 500 anni di Leonardo da Vinci, un’intervista-video con Edoardo Albinati, 2 presentazioni dei suoi libri a tema, Artischocke e Zitrone (pubblicati dalla casa editrice Mandelbaum nella bellissima collana Kleine Gourmandise) e la prossima presentazione „Fenchel in programma per il 3 marzo 2020.
Bruno è cuoco e musicista. in libreria a volte uno a volte l’altro.
Bruno ha quella curiosità che in me suscita meraviglia. Forse è questa alchimia che ci permette di stare a nostro agio anche in situazioni strane, come quando noi due italiani presentiamo i suoi libri in tedesco. Sembra normale anche quando ‘o famo strano…

http://saporito.at

Fabio Stassi consiglia:.I casi del commissario Croce” di Ricardo Piglia (Sur, 2019)

Motivazione: Perché la linea del giallo metafisico portata avanti dagli scrittori argentini è forse , a tutt’oggi, la declinazione più interessante del genere. Perché questo commissario ha il nome di un filosofo. Perché questi racconti sono gli ultimi che Ricardo Piglia ha scritto, ammalato di SLA, potendo muovere soltanto gli occhi (lo ha fatto attraverso una macchina, Tobii, ed è stato il suo atto d’amore finale per la letteratura). Perché risolve i casi analizzando anche i sogni. Perché accetta la sconfitta.Perché i racconti sono tradotti da Pino Cacucci. 

Ogni libro di Fabio Stassi passa dalle parti del cuore.
Lo fa con grazia, gentilezza e con un’empatia immensa, che scaturisce dal suo sconfinato amore per la lettura, per la poesia, per i libri e per le storie che racchiudono e fa di lui uno scrittore onesto.
Ha forgiato e spedito nel mondo personaggi come la cantante Sole e il biblioterapeuta Vince Corso, ha dato la voce a 300 protagonisti della letteratura e a dieci poeti italiani del Novecento, crede nel potere curativo della lettura.
Salvatore Quasimodo scrisse: „La poesia è la rivelazione di un sentimento che il poeta crede che sia personale e interiore, che il lettore riconosce come proprio“. Nei libri di Fabio si può trovare lo scrittore in ogni pagina e scoprire che in quelle stesse pagine ci siamo anche noi.

 

 

Domenico Dara consiglia:.Oga Magoga” di Giuseppe Occhiato, Edizione Gangemi 2018, a cura di Emilio Giordano

Motivazione: Per conoscere un autentico capolavoro del Novecento italiano, accostabile al più noto Horcynus Orca di D’Arrigo e che pone l’espressionista Occhiato tra i grandi “inventori di lingua” della nostra letteratura.

Se stai bene è cosa buona, io sto bene. Questa era la formula di apertura nelle lettere latine, che a me sembra bellissima, mi ricorda il TVB che scrivevamo da adolescenti. Scrivere, o far scrivere, e mandare lettere è una cosa che sembra presente da sempre, e che forse ora in questi tempi di tecnologia e comunicazione velocissima abbiamo un po‘ trascurato. Il protagonista del libro „Breve trattato sulle coincidenze“ (Nutrimenti 2013), tradotto e pubblicato in tedesco da Kipenheuer&Witsch nel 2019 e presentato in libreria il 15 novembre di quest’anno, è il postino di Girifalco. Lui le lettere, prima di consegnarle, le apre, le legge e ogni tanto interviene, corregge laddove vede una stortura. Gesto antipatico, ma che in noi crea complicità, chi non vorrebbe sistemare le cose se potesse? Il postino è una persona solitaria, non ha famiglia né amici, ma conosce le persone, come le conosce chi è in grado di decifrarne il modo di comunicare. Nelle pagine che abbiamo scelto di leggere ad alta voce, il postino rammenda i buchi che trova nei vestiti, ricuce i buchi nei calzini. È una meravigliosa metafora, in realtà vorrebbe rammendare la vita e tutto quello che non va, riempire i vuoti e colmare un’assenza. Ma è anche una metafora della scrittura, un gesto metaletterario: come ci ha raccontato Domenico „scrivo storie per rammendare i buchi che mi porto dentro, la vita ruota intorno a dei vuoti e scrivere colma questi vuoti, rammenda i buchi, in attesa di un lettore pazzo che li rammendi insieme a me.“

La storia si svolge nel 1969, anno dell’allunaggio e un tempo in cui la comunicazione avveniva per lo più in forma scritta. Domenico Dara, cresciuto a Girifalco, paesino della Calabria, ha ricreato quelle atmosfere, grazie anche ad una lingua letteraria che fa uso del dialetto accostandolo ad un italiano di una bellezza un po‘ antica, e creando così una lingua propria in cui il lettore si sente a proprio agio. Riuscendo secondo me in quell’intento dello scrittore che vuole creare una storia che prima non c’era ma anche raccontarla con una lingua che prima non c’era.
Il paese di Girifalco, stretto fra il manicomio a nord e il cimitero a sud, rappresenta per l’autore idealmente il tempo dell’infanzia, tempo in cui costruiamo quei miti che ci portiamo dietro per tutta la vita ed è l’ambientazione anche del secondo romanzo di Domenico Dara „Appunti di meccanica celeste“, uscito per Nutrimenti nel 2016. L’ambientazione cambierà nel terzo romanzo, „Malinverno“, in uscita a marzo per Feltrinelli.

 

 

 

Alfredo Zucchi consiglia:.Una tomba per Boris Davidovič” di Danilo Kiš (scritto nel 1976, in Italia Edizioni Adelphi 2005)

Motivazione: Il sottotitolo del libro è.Sette capitoli di una stessa storia”. Si tratta di un testo in cui la forma breve sposa la vertigine del romanzo; in cui la tragedia e la commedia si confondono. Sono storie di ebrei che hanno gravitato intorno alla Russia rivoluzionaria. La dimensione in cui queste storie accadono è una.realtà non-reale”: la dimensione più intima della letteratura.

Luciano Funetta consiglia:.Boscomatto” di Ádám Bodor (del 2011, pubblicato in Italia dall’editore Il Saggiatore 2019)

Motivazione: È un lugubre e spietato romanzo ungherese, una cosmogonia fantasma, un oggetto di confine in grado di condurre la mente del lettore al centro degli ultimi indecifrabili territori dell’umanità.

 

La presentazione con Luciano Funetta e Alfredo Zucchi in libreria il 23 maggio 2018 è stata l’esperienza più stimolante e surreale dei miei anni da libraia. Lo dico con la felicità di aver avuto insieme due autori obliqui rispetto al panorama letterario lineare ( o viceversa, come preferite ) e particolarmente compatibili e con la tristezza di una serata irripetibile.

Alfredo Zucchi, nato nel 1983 a Napoli, ha studiato a Napoli, Parma, Bruxelles e Barcellona. Vive a Vienna, lavora per una società che fa analisi di mercato. Ha fondato e codiretto la rivista digitale CrapulaClub, ha pubblicato articoli, racconti e interviste su riviste letterarie. Ha presentato.La bomba voyeur”, il suo primo romanzo, uscito in Italia nel 2018 per Rogas Edizioni.

Luciano Funetta, classe 1986, vive a Roma. Fa parte del collettivo di scrittori TerraNullius. Ha pubblicato racconti su «WATT», «Granta Italia», «Costola» e altre riviste. È tra gli autori di Dylan Skyline – dodici racconti per Bob Dylan (Nutrimenti, 2015) e di Dalle Rovine (Tunué 2015), candidato al Premio Strega 2016. Ha presentato.Il grido”, romanzo pubblicato da Chiarelettere nel 2018. Il libro di Luciano Funetta è il titolo di apertura della bellissima collana Altrove diretta da Michele Vaccari.

È stata una serata metaletteraria. Alla fine gli sguardi dal pubblico erano un po’ spaesati ma siamo stati risarciti con la sensazione di aver potuto vedere fugacemente gli ingranaggi al lavoro. Nei loro libri, nel loro dialogo e, a guardare bene, anche nei titoli che consigliano, la letteratura è un’esperienza, la lettura è raccogliere i pezzi di una narrativa che hanno prima scomposto e rimescolato. Se faccio l’esperimento mentale di osservarmi da fuori mentre leggo il libro di Alfredo, vedo  le sopracciglia prima inarcate, poi aggrottate e infine distese a inseguire le sensazioni di stupore, paura, pace, aggrappata agli sprazzi di comprensione e con un senso di fine imminente. È una scrittura capace, che forse anche per questo odora di violenza, una letteratura che analizza se stessa, così densa di riferimenti da rendere ogni conversazione un disegno di Escher. Mi viene in mente una frase di Borges , presa dal saggio.La superstiziosa etica del lettore”:.Ignoro se la musica sa disperare della musica, e il marmo del marmo; ma la letteratura è l’arte che sa profetizzare quel tempo in cui sarà ammutolita e accanirsi sulla propria virtù e innamorarsi della propria dissoluzione e corteggiare la propria fine.”. Non chiedetemene il motivo, poiché ancora ci sto pensando.

Lo specchio narrativo di Luciano lo ritrovo nel libro che mi ha portato come regalo:.Il gabinetto delle meraviglie di Mr.Wilson” di Lawrence Weschler. Un museo in penombra e Mr. Wilson che vi accoglie come se non avesse aspettato altri che voi e che, alla domanda cosa sia esattamente quel posto risponde:” ….ci interessa presentare fenomeni che altri musei del genere sembrano voler ignorare.” Come un’esposizione di oggetti e fenomeni naturalistici che di fatto annulla il tempo, così la narrativa di Luciano chiede al futuro per descrivere il presente e diventa una Wunderkammer atemporale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Paolo Di Paolo consiglia: „Chi ha ucciso mio padre“ di Edouard Louis, Bompiani 2019 ( Titolo originale francese „Qui a tué mon père“ Seuil 2018)
Motivazione: Perché Louis parla apertamente di lotta di classe, di lotta di genere. Pensa alla politica come distinzione fra la parte della società a cui si riserva sostegno, incoraggiamento e protezione e quella esposta alla morte e alla persecuzione. In una scena commovente del libro, il padre porta al mare la famiglia per festeggiare i cento euro di aiuto economico per il nuovo anno scolastico. «Non ho mai visto – commenta Louis – le famiglie che hanno tutto andare a vedere il mare per festeggiare una decisione politica, perché la politica a loro non cambia quasi nulla… Per i dominanti la politica è nella maggior parte dei casi una questione estetica: un modo di pensarsi, un modo di vedere il mondo, di costruire la propria persona. Per noi, era questione di vita o di morte»
Eugenio Belgrado consiglia: „Baudolino“ di Umberto Eco, prima edizione Bompiani 2000
Motivazione: È meno famoso del Nome della Rosa o del pendolo di Foucault, ed è per me un’opera unica. È ambientato nel medioevo, e più di preciso nel dodicesimo secolo, e parla di Baudolino, il protagonista appunto. Il libro è il racconto che egli stesso, ormai sessantenne, fa della sua vita a Niceta Coniate, storico funzionario bizantino. Seguiamo le gesta di Baudolino, a partire dall’infanzia da plebeo nella campagna piemontese, passando per la corte dell’imperatore Barbarossa che lo adotta, fino agli inverosimili resoconti di viaggi in un oriente fantastico. Dovendoci affidare alle parole in prima persona del personaggio stesso, peraltro noto inventore di frottole, il limite tra realtà e finzione è costantemente messo in discussione. Oltre a riflettere sul potere del Racconto indipendentemente dalla sua veridicità, il libro è anche una piccola enciclopedia di mitologie latine e medievali, una delle passioni dello scrittore, oltre che un’avventura senza tempo pregna di incredibile umanità. Attenzione, può causare voglia di leggere.

Ho conosciuto Paolo Di Paolo leggendo il suo libro „Mandami tanta vita“ (Feltrinelli 2013), che racconta due ragazzi negli anni Venti, Piero Gobetti e Moraldo, l’uno intellettuale coerente e tenace e l’altro indeciso a tal punto da perdere le occasioni che forse avrebbe potuto cogliere. L’ho conosciuto di persona al Festivaletteratura di Mantova, affascinata da un suo breve intevento sul volume „Tempo senza scelte“ , edito da Einaudi nella collana Le Vele ( Avviata nel 2003, è una collana di saggi brevi ideata da Ernesto Franco. Interventi sulle trasformazioni della cultura e della politica contemporanea, in una veste elegantissima ed essenziale ). Questo è anche il libro che abbiamo scelto di presentare a Vienna in libreria con Paolo il 12 giugno 2017. In questo saggio Paolo Di Paolo affronta il tema della scelta, partendo dalla vita di Piero Gobetti ma interrogando anche la filosofia e la letteratura, da Kirkegaard ad un personaggio letterario che mi affascina da sempre, Bartleby lo scrivano di Melville, fino a Calvino, diventato protagonista involontario della serata quando Paolo, con la passione che lo contraddistingue, ha raccontato le „Lezioni americane“.
Il tema del tempo, dei momenti di svolta, musica di fondo dei suoi libri ed eco di Tabucchi che fu uno dei suoi maestri, torna nel nuovo romanzo „Lontano dagli occhi“ , uscito quest’anno per Feltrinelli. Tre storie di donne che diventano madri, riflessioni sull’essere figli e diventare genitori, i padri talvolta invisibili e indistinguibili nella folla.
Eugenio Belgrado è un artista, nato a Pordenone nel 1991, laureato all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Fin da bambino ha la passione per il fumetto e per il disegno. La prima Graphic Novel pubblicata nel 2012. Eugenio è eclettico e travolgente. In libreria ha presentato il 27 febbraio 2019 il libro „L’ultima fiaba“ pubblicato da Shockdom nel 2018. Una bella occasione per parlare di fumetti, Graphic Novel, arte e illuistrazione e dei suoi numerosi progetti. Quelli attuali sono l’associazione/atelier Die Druckstube a Vienna e il progetto multimediale Vertebre. Imperdibili!

 

 

 

 

 

Donatella Ferrario consiglia:.L’asino del messia” di Wlodek Goldkorn, Feltrinelli 2019

Motivazione:.Perché è la storia di un amore infranto che si ricompone e diviene adulto. E’ un viaggio alla ricerca dell’identità – come pluralità delle nostre memorie – che si scopre molteplice e in movimento e che contiene in sé anche la contraddizione”
“Lo sconfinamento è il primo passo di una civiltà“. L’incipit della prefezione di Furio Colombo al libro di Donatella l’ho evidenziata in giallo. La civiltà prevede la conoscenza dell’altro, attraversare i confini della nostra geografia fisica e mentale, intraprendere un „viaggio alla ricerca dell’altro e dell’altrove“ come recita il sottotitolo del libro di Donatella Ferrario „Sconfinare“, uscito per San Paolo Edizioni nel 2018 e presentato in libreria il 14 ottobre 2019.

Il viaggio che insieme a Donatella abbiamo ripercorso è fatto di tappe, incontri e interviste che l’autrice ha raccolto e racconta nel libro. Grazie alle sue domande, davvero puntuali e circostanziate, abbiamo avuto la possibilità di ascoltare storie di personalità diverse per altrettanti punti di vista sul concetto cosí denso di significati quale il confine. Già la bella introduzione di Claudio Magris ci prepara all’idea che i confini non sono soltanto geografici ma anche linguistici e sociali. Il libro offre tanti spunti di discussione e i temi trattati con ogni interlocutore sono sorprendentemente vari, me ne sono resa conto rileggendo il libro a distanza di settimane e scoprendo concetti che non avevo colto subito. La Trieste di Paolo Rumiz, l’isola di José Tolentino Mendonça, l’approccio psicologico di Eugenio Borgna, la fotografia di Uliano Lucas, la letteratura, la memoria e la traduzione in Antonia Arslan, l’identità e la cultura ebraica con Abraham Yehoshua e un capitolo in ricordo di Giorgio Pressburger. L’intervista che mi ha più colpito è anche l’inizio della ricerca: Pap Khouma, giornalista e scrittore nato a Dakar nel 1957 e immigrato in Italia nel 1984. In poche pagine racconta un mondo. Per lui “ il confine è un muro con le guardie“. E se non è facile essere immigrato, ad un certo punto diventa difficile anche tornare a casa, si vive quella che il sociologo algerino Abdelmalek Sayad chiama „doppia assenza“. Un importante concetto come quello dell’appartenenza può essere raccontato anche attraverso la pratica del cousinage, che in un certo senso permette una vicinanza, una sorta di riconoscimento basato sullo stesso cognome. Sembra lontano dai comportamenti sociali che abbiamo imparato, ma forse è solo una delle declinazioni possibili e dimostra che ci si può riconoscere nelle differenze.

 

 

 

Francesca Melandri consiglia:.La chiave a stella” di Primo Levi (Einaudi 1978-Premio Strega 1979)

Motivazione: Primo Levi, dopo averci raccontato come nessun altro la disumanità, qui ci spiega quanto il lavoro – il lavoro ben fatto, competente, portatore di linguaggio, visione e cambiamento del reale – sia parte essenziale dell’essere, e del restare, umani.

 

Francesco Bachis consiglia:.La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali” di Ernesto De Martino (Einaudi 2019).

Motivazione: La nuova edizione de.La fine del mondo”, curata da Giordana Charuty, Daniel Fabre, Marcello Massenzio, ci restituisce tutta la forza del grande classico postumo di Ernesto De Martino. Un libro che si interroga con una grande e trasversale mole di stimoli intellettuali sul tema delle apocalissi culturali: che succede quando arriva.la fine del mondo”?  Cosa abbiamo da imparare, oggi, dagli spaesamenti e dalle apocalissi più o meno lontane?

Il libro di Francesca Melandri.Sangue giusto” (Rizzoli 2017) è stato tradotto e pubblicato dalla casa editrice tedesca Wagenbach nell’estate del  2018 con il titolo.Alle außer mir”. Grazie ad un tour di presentazioni in Germania e in Austria organizzato dall’editore, abbiamo ospitato Francesca a Vienna all’Istituto Italiano di Cultura il 15 novembre 2018.

Nel 2018 Francesca Melandri ha ricevuto il Grande Ordine di Merito della Provincia di Bolzano, un’onorificenza destinata a personalità residenti fuori provincia ma che hanno contribuito allo sviluppo dell’Alto Adige, per il romanzo.Eva dorme” (2010), ambientato proprio nell’Alto Adige degli anni ’60 e ’70.

Nel 2019 arriva un premio importante anche per il romanzo.Sangue giusto”: l’Ehrenpreis des Österreichischen Buchhandels für Toleranz in Denken und Handeln (Premio d’onore delle librerie austriache per la tolleranza nel pensiero e nell’azione). È un riconoscimento che viene assegnato dall’Associazione librai austriaci e dalla organizzazione di categoria della Camera di Commercio. Secondo la motivazione.Francesca Melandri dispiega nelle sue storie l’immagine di un’Europa a molti sconosciuta. Riesce a collegare il passato del continente con il presente e i suoi confini geografici con il suo centro, contribuendo ad una migliore comprensione delle diverse culture europee”. Nel suo discorso di ringraziamento Francesca ha ribadito l’importanza del lavoro di traduzione, un vero e proprio ponte di comprensione reciproca.  Mentre la ascoltavo pensavo che sì, è proprio quello che fa questo romanzo: racconta l’evoluzione della consapevolezza di Ilaria dalla convinzione di essere una persona aperta verso gli altri e figlia di un partigiano, alla scoperta del passato vero e tremendo della vita del padre, non partigiano ma fascista attivo nel processo violento di colonizzazione in Etiopia. Raccontando il colonialismo, il postcolonialismo e arrivando al berlusconismo, Francesca Melandri descrive un’Italia in cui molti scelsero di aderire al fascismo senza convinzione, un’Italia in cui il consenso diffuso sparì dopo la guerra e il si credette di superare il processo postcoloniale senza colpe, un’Italia data in mano a Berlusconi, un paese che non si confronta con il proprio passato. Il grande successo del romanzo in lingua tedesca potrebbe, a detta di molti, essere dovuto proprio al diverso rapporto delle culture italiana e tedesca rispetto al passato, ed è una questione ancora dibattuta. Il fatto che in sé che spinga alla discussione è secondo me il pregio più grande del romanzo.

 

Il romanzo di Francesca Melandri trova nel libro di Francesco Bachis.Sull’orlo del pregiudizio. Razzismo e islamofobia in una prospettiva antropologica” (Aipsa Edizioni 2018) un importante completamento teorico. È frutto di un lavoro dell’antropologo durato anni iniziato con la sua tesi del 2003. Francesco Bachis ne ha parlato in libreria il 28 ottobre 2019 con Greca Meloni, dottoranda di Antropologia Culturale presso l’Istituto di Etnologia Europea dell’Università di Vienna. È un trattato importante, completo che aiuta come pochi altri a capire i cambiamenti della società nei confronti degli avvenimenti storici che hanno a che fare con la nostra visione dell’alterità, la costruzione e strumentalizzazione politica della paura, identità e appartenenza, sangue e suolo, razza e fondamentalismo culturale.

Questi due libri forniscono mezzi molto importanti, saperi che permettono di costruire un pensiero e partecipare ad un dibattito più profondo e consapevole, oltre fake news e manipolazione.

 

 

Gabriella Greison consiglia:.La parata” di Dave Eggers, Feltrinelli 2019

Motivazione: Perchè come fa vedere lui le cose, nessuno al mondo!

 

Marco Magrini consiglia:.Nonzero: The Logic og Human Destiny” di Robert Wright, 1999

 

Andrea Gentile consiglia: .La quinta stagione”, di N. K. Jemisin (Mondadori, 2019)

Motivazione: Una saga di fantascienza di una prulipremiata scrittrice finalmente arrivata in Italia

Il calendario di oggi lo dedico agli scienziati che abbiamo ospitato in libreria.

Gabriella Greison, una laurea in fisica a Milano e due anni all’École Polytechnique di Parigi, ha letteralmente inventato un modo di fare divulgazione scientifica: scrive libri, li trasforma in monologhi teatrali e li porta sul palco. La storia della fisica del XX secolo ha così un altro ritmo, altri colori e soprattutto altre protagoniste. Perchè quello che Gabriella fa è raccontare le scienziate, come nel libro.Sei donne che hanno cambiato il mondo. Le grandi scienziate della fisica del XX secolo” (Bollati Boringhieri 2017), sei capitoli dedicati ad altrettante donne, che….guardate bene, hanno le mani libere.” Marie Curie e Hedy Lamarr le ha raccontate in libreria. La storia di Albert Einstein, che ha la voce di Mileva Marić, l’ha raccontata all’Hofburg per l’OSCE e all’Istituto Italiano di Cultura.

Marco Magrini ha lavorato per 24 anni al Sole 24 ore e si è occupato di banche e industria e poi di scienza e tecnologia. Il 19 aprile 2018 ha presentato in libreria il suo libro.Cervello. Manuale dell’utente” edito da Giunti 2017.È un libro speciale, ve lo assicuro. È un manuale vero e proprio, come ne abbiamo per altre macchine utili, che so il frigorifero. Ma per il cervello è ancora più utile, spiega il funzionamento (quello che si sa finora di questa macchina unica e complessa che può studiare se stessa ), i modelli, la manutenzione e persino i modelli futuri. Per parlare di cosa succede in un cervello che fa improvvisazione musicale ha suonato il sassofonista Pietro Tonolo.

Andrea Gentile, giornalista, si occupa di scienza, cultura e attualità per la rivista Wired Italia. In libreria ha presentato il 20 ottobre 2016 il libro.La scienza delle serie TV”, Codice Edizioni 2016, insieme a Alfredo Zucchi. Tredici capitoli in cui, oltre a diverse curiosità su ogni serie Tv, spiega cosa sia scientificamente possibile di quello che viene mostrato: zombie, cloni, droghe sintetiche, viaggi nel tempo, alieni e tanto altro.

E quindi: la scienza è anche intrattenimento, è necessaria per capire il mondo e può essere raccontata.

Gabriella, che è cresciuta guardando Star Trek e Guerre Stellari,  ha citato Marie Curie, la quale diceva che il cervello dell’uomo e della donna sono uguali. Marco Magrini dedica un capitolo del libro alle differenze comportamentali dei due modelli. Andrea Gentile racconta la scienza di Star Trek e spiega il teletrasporto. Io vorrei essere teletrasportata in un mondo in cui le donne non siano considerate meno intelligenti, ma forse, grazie anche alle scienziate coraggiose che ci hanno preceduto, ci stiamo arrivando.

 

 

 

 

 

 

Fabio Geda consiglia: Il mio nome è Asher Lev di Chaim Potok (Prima edizione originale 1972, edito in Italia da Garzanti )

Motivazione: Una storia di arte e identità. Il protagonista, Asher Lev, è un bambino ebreo chassidico di Brooklyn nato con uno straordinario dono per la pittura, ma che deve decidere se seguire e onorare il proprio talento o se rinunciarvi per continuare ad appartenere alla propria comunità, tradizionalmente iconoclasta. Pagine bellissime. Personaggi indimenticabili.
Lorenza Gentile consiglia:.L’educazione” di Tara Westover, Feltrinelli 2018 ( Titolo originale.Educated”, 2018)

Motivazione:  Tara è cresciuta in una famiglia mormona estremista, lavorando con suo padre e i suoi sei fratelli nella discarica che avevano in giardino, dove hanno rischiato la vita ogni giorno. Di incidenti gravi ne sono successi a chiosa, ma nessuno viene mai portato all’ospedale. Per i genitori di Tara i dottori sono al servizio di Satana. Lo Stato è malefico. Dio solo ti può curare, perfino da un’ustione di terzo grado, da un trauma cranico, dalla perdita di un dito. Dio e gli olii essenziali che prepara la madre con le piante della foresta. Tara non ha messo piede in una scuola fino a diciassette anni. Poi, non è più tornata indietro. Ha vinto borse di studio per Cambridge e Harvard. Grazie all’istruzione, a fatica, a malincuore e con coraggio, si è ricostruita una vita, lontano dalla discarica nella quale è cresciuta. Lontano dal pericolo e dalla violenza. Lontano da un fratello che la picchiava sotto gli occhi di tutti. E l’addio definitivo arriva proprio quando i genitori negano tutto questo, facendole mettere in discussione la sua stessa capacità di ricordare: la sua sanità mentale. O con loro o contro di loro.  È possibile rinunciare all’amore dei propri genitori per essere liberi? È possibile ammettere, anche solo a se stessi, che i propri genitori e i fratelli non sono stati in grado di essere tali? È possibile voltargli le spalle, nonostante tutto? Quanto si è disposti a perdere pur di rimanere fedeli a se stessi? 

Un memoir sentito, autentico, commuovente. Mi ha rivoltato il cuore. Per tutti quelli che stanno ancora cercando di trovare la distanza giusta dalla propria famiglia per scoprire e rispettare davvero chi sono. 

Lorenza Gentile è nata a Milano nel 1988, città in cui ora vive dopo aver studiato Arti dello Spettacolo a Londra e a Parigi. Esordisce con il romanzo „Teo“ pubblicato da Einaudi nel 2014. Il libro viene tradotto e pubblicato nel 2015 dall’editore DTV. Teo è il protagonista, un bambino di otto anni che, stufo dei litigi dei genitori decide di chiedere aiuto a Napoleone ma, poichè è morto, deve andare nell’aldilà. Ho conosciuto Lorenza ad una premiazione, quando ha vinto con „Teo“ il premio della Jury der Jungen LeserInnen (Giuria dei giovani lettori/lettrici) alla Lietraturhaus di Vienna. La motivazione della giuria dice tutto: „Teo è un libro sulle grandi domande della vita scritto in una lingua che parla anche a noi ragazzi. I pensieri di Teo sono comprensibili anche se irrazionali. Geniale, commovente, filosofico e pieno di poesia.“ Grazie anche all’associazione La Pomarancia abbiamo presentato il libro in libreria il 28 ottobre 2015. Lorenza ha confermato nel libro successivo „La felicità è una storia semplice“ (Einaudi 2017) la capacità di raccontare storie semplici che vanno dritte al punto, con un sorriso e una freschezza che spero non perderà mai.
Fabio Geda a Vienna c’è stato due volte. Il 18 dicembre 2017 all’Istituto Italiano di Cultura, per una serata organizzata dall’OSCE in occasione della Giornata Internazionale del Migrante, abbiamo presentato „Nel mare ci sono i coccodrilli“ (Baldini & Castoldi 2010) insieme a Enaiatollah Akbari, il ragazzo protagonista di questa incredibile storia. Credo che non ci sia modo migliore per raccontare la migrazioni del far emergere le storie dei singoli. Conoscere Enaiatollah e sentirlo dialogare con Fabio, loro che hanno portato quel libro in ogni angolo, ad ogni lettore, in innumerevoli incontri nelle scuole, è stato commovente, pulito e vero.
E poi, quando il libro „Anime scalze“ è uscito in tedesco per Knaus nel 2018, lo abbiamo finalmente ospitato in libreria. Anche in questo libro il protagonista è un ragazzo, come quelli che Fabio conosce bene e che sa raccontare avendo lavorato per più di dieci anni come educatore per i servizi sociali. Ercole, il protagonista, ha una situazione familiare difficile, si difende dal dolore e anche un po‘ dalle persone di buon cuore che li vogliono aiutare. Eppure si innamora e va a cercare la madre che li ha lasciati. Fabio Geda è uno scrittore che sa raccontare gli incontri tra le persone. Nelle sue storie leggi tra le righe le aspettative, il nervosismo, le tensioni, il timore, l’emozione di certe attese, del ritrovarsi o del conoscersi. Come nel romanzo da poco uscito per Einaudi „Una domenica“: l’attesa di un padre rimasto solo a casa, la moglie è morta e i figli vivono lontano, hanno costruito altre famiglie, che incontra un’altra solitudine, un altro bisogno.

 

 

 

 

 

 

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